Alberta Dalbosco - Carla Brughi

Entità fatate della Padania
ovvero trattato dei Draghi, Fate, Folletti e di altre strane creature che possono apparire in questa terra, dei loro usi e costumi e di alcune loro gesta ed imprese

“Un tempo si sosteneva che il mito, e con esso
le leggende e le favole, non fosse altro che lo specchio dell’antica realtà quotidiana e non,
come altri ritenevano, il semplice frutto di una fantasia particolarmente ricca.
Perché non credere infatti che un tempo i boschi, immensi e mai visitati da occhio umano, fossero abitati da entità sovraumane, da divinità piccole
e grandi che ancora si compiacevano di visitare questo nostro mondo e di mostrarsi in forme graziose o spaventevoli agli esseri umani?”

“Nell’Emilia Romagna era un tempo assai diffuso il Mazapegul, conosciuto più semplicemente
come “e’ fulet”. Il folletto, piccolo e dispettoso, più simile a una folata di vento che non ad un ometto, si faceva vedere solo di notte, quasi sempre nudo e con un berretto verde in testa.”


“Creatura dei boschi allegra e giocosa, il Gigiat viveva sopratutto in Valtellina
e in Val Masino (So). Aveva aspetto molto simile a quello dell’antico dio Pan,
con tanto di piccole corna e piedi caprini.
Era una delle entità del mondo fatato più amata e rispettata, in quanto si diceva portasse abbondanza, prosperità ed allegria e che bastasse la sua presenza per allontanare magicamente ogni mala sorte.”

“Le Fanciulle delle nevi abitavano le cime più alte dei monti, dove regnano i ghiacci eterni, ed erano Fate di grande bellezza, dai grandi occhi celesti e dai lunghi capelli biondi del colore del sole. Vestite di vaporosi abiti fatti di neve ed impreziositi di cristalli di ghiaccio scintillante, il candido collo ornato da collane di perle di ghiaccio, esse danzavano leggere ed aeree posando appena il piede nudo sulla neve o sulla roccia ghiacciata.”

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