Filippo Cavallari

Il Guerriero nell'India Arcaica
ovvero l'esistenza individuale come campo di battaglia


“[…] l’autentico e nobile guerriero è dunque colui o colei che, in ogni singolo istante della sua vita, combatte anche e soprattutto una violenta battaglia interiore contro tutto ciò che contrasta la possibilità di trascendere, ovvero di avvicinarsi al mondo della luce e degli Dèi: sentimenti bassi e volgari, passioni, emozioni contingenti, stati d’animo mutevoli e superficiali devono essere affrontati, in vista della ricerca di un nucleo più profondo, intimo e reale di sé, non soggetto alle leggi del divenire e all’altalena di pensieri ed emozioni.”

“[…] il guerriero di queste antiche società era talvolta strettamente connesso ad una dimensione magico-religiosa. La guerra poteva essere intesa non solo come mezzo di aggressione o difesa nei confronti di un nemico esterno, bensì come battaglia interiore volta alla sconfitta di tutto ciò che veniva reputato impuro, misero, non nobile.”


“La predisposizione al sacrificio, propria del combattente, deve essere rivolta alla dimensione immutabile e trascendente e intesa forse come un sacrificio dell’io al Sé, ovvero un annichilimento delle piccolezze personali e dei miseri obiettivi esistenziali ad esse connessi, a favore di una parte più profonda che trascende la materia e le relazioni materiali, nonché gli altalenanti stati emotivi dell’ego e dell’anima individuale.”

“Il prezzo che egli paga per tutto questo è il vivere indefessamente nelle fatiche e nei pericoli; tuttavia questo è il suo dharma, nonché la Via attraverso la quale si realizzerà. Il suo è
un destino onorevole e degno di nota, poiché nell’azione, nel contempo guerriera e ascetica,
egli trova il proprio compimento trascendente.”

“Ciascuno deve fare ciò che gli compete, perciò è necessario che il guerriero combatta per difendere l’armonia della società tradizionale. Se così non fosse, verrebbero meno gli stessi princìpi che reggono una società gerarchica e tripartita orientata verso l’alto. La resa, la discussione, la trattativa, lo scendere a compromessi, come oggi si usa, non sono ammessi,
non possono essere accettati.”

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