Marco Fulvio Barozzi
Tracce Celtiche
curiose, misteriose ed inquietanti.
Piccolo viaggio all’interno di alcuni segni, misconosciuti
o ignorati,
del passato celtico antico e medievale nell’Italia
alpina e padana
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Bormio. Il Dio delle acque salutari.
“Presso i Celti sono frequenti le rappresentazioni di un ‘Dio cornuto’, con corna di toro, ariete o, più spesso di cervo che, sulla base di un’iscrizione presente su un rilievo trovato a Parigi, è comunemente indicato come Cernunnos. Questa divinità è solitamente raffigurata seduta a gambe incrociate con il tipico collare ritorto celtico (torc) […] è interessante notare come la più antica rappresentazione di Cernunno provenga proprio dalle montagne lombarde in un'incisione rupestre di Nacuane in Val Camonica.”
Angera. La danza delle Fate.
“Su una delle facce più grandi […] sono effigiate, sotto una quercia […] quattro fanciulle viste di profilo, vestite di lunghe stole, che sembrano avanzare verso destra tenendosi per mano. |
La statura, le vesti e le acconciature delle giovani sono identiche, al punto che nulla sembra distinguerle […] le quattro sembrano procedere al ritmo di una lenta danza, con un curioso intreccio delle braccia: nel suo insieme il gruppo sembra disegnare i nodi
di una catenella o d’ una treccia.”
Milano. Il tempio della Dea.
“Una caratteristica fondamentale della religione mediterranea arcaica era l’estrema fluidità della Dea che incarnava la Terra Madre, conosciuta con una miriade di appellativi locali, ma indicata generalmente dagli studiosi come Grande Dea o come Potnia. Essa raccoglieva in sé, componendoli e fondendoli, tutti gli aspetti della natura, sia animati che inanimati, dalle sue manifestazioni più selvagge a quelle più serene e ridenti.” |
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