Il pensiero degli antichi e più precisamente la loro visione
del mondo, sono spesso considerati dall’uomo moderno con la
sufficienza di chi crede di essere molto più avanti e di
avere strumenti ben più raffinati ed efficaci per fornire
la giusta spiegazione degli eventi che gli si manifestano innanzi.
Permeata dal concetto di progresso, la civiltà contemporanea
è di buon grado portata a giudicare, da una presunta posizione
di dominio, tutto ciò che l’ha preceduta; il convincimento
che le scienze sviluppate, le micidiali armi di cui si dispone e
l’incredibile livello rag- |
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giunto su di un piano tecnologico
siano quanto di meglio occorre all’uomo per condurre la propria
esistenza, porta a considerare che la conoscenza degli antichi,
nonostante in più di un’occasione abbiano dato vita
a pregevoli esempi di civiltà, sia stata decisamente inferiore
a quella raggiunta dal mondo moderno. Questo punto di vista
appare però limitato se si confronta con quanto,
raccolto dalle più disparate culture e tradizioni
arcaiche, sia in grado di fornire un quadro sufficientemente
chiaro di quali fossero i motivi ispiratori di tali
civiltà.Appare infatti subito evidente che gli
antichi non vivevano nella più oscura ignoranza,
che non erano succubi delle manifestazioni naturali
combattendo contro di esse e contro i propri simili
per garantire la propria sopravvivenza. Conoscevano
invece molto bene gli eventi di cui erano testimoni
ed avevano un’idea decisamente chiara di ciò
che sarebbe accaduto dopo di loro, fino a tracciare,
con una precisione sconcertante, situazioni nelle quali
non è difficile, a meno di essere completamente
accecati dalle proprie convinzioni, riconoscere mondi
assai simili a quelli che oggi si è soliti vedere.
•••
Fin dalla più giovane
età Mario Negri si interessò di mitologia,
di religione e soprattutto cercò di risolvere,
in ciò impegnando tutte le sue energie e le sue
forze, il problema della trascendenza e del ricongiungimento
con il divino di cui si parla negli antichi miti.
Insoddisfatto delle risposte, che a questo proposito
potevano venire dalla religione e dalla cultura ufficiali,
intraprese numerosi ed a volte avventurosi viaggi, alla
ricerca dell’antica saggezza perduta.
Si recò a tale scopo in India, nel deserto dell’Arizona,
nelle selve sud americane del Venezuela, del Brasile
e dell’Argentina, nei deserti del Sahara e dell’Australia,
sugli altopiani del Messico, nelle selve della Thailandia
e nei luoghi più disabitati e selvaggi del Nord
Europa ed in particolare dell’Irlanda, della Norvegia
e della Svezia.
In alcuni di tali luoghi ebbe la fortuna di incontrare
delle persone, sconosciute ai più e generalmente
mal disposte nei confronti dei “ricercatori di
Maestri” occidentali, dalle quali ebbe utili indicazioni
per risolvere il problema che gli stava a cuore.
Pare anche che una di queste misteriose persone, essendo
venuta a sapere che l’Autore lavorava nel campo
dell’editoria, gli abbia suggerito di dare una
testimonianza scritta di tutto ciò di cui era
venuto a conoscenza nel corso dei suoi numerosi viaggi
e molteplici incontri. Tale episodio è stato
narrato in forma romanzata dall’Autore nel suo
precedente romanzo “Il Talismano di Wu”,
che assieme a “La Marchesa”, un’avventura
alla ricerca della conoscenza ed a “Prigioni senza
sbarre”, un libro di poesie sulla sofferenza e
sulla inquietudine dell’uomo moderno, sono le
precedenti opere dell’Autore del presente saggio.
Saggistica - formato 15x21
- pagg. 194 - prezzo euro 16,00 - ISBN 88-86026-12-9 |